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Renzo Sinigaglia

Renzo Sinigaglia

RENZO SINIGAGLIA (1899 – ? )

di Sara Baretta

Foto 1) Renzo Sinigaglia, all’ incirca trentenne, A.S.Fe, archivio storico di Ferrara, questura, categoria A8 ebrei, busta 6, fascicolo 144

Renzo Sinigaglia (foto 1) nasce a Ferrara il 21 giugno 1899, (anche se in alcuni documenti viene indicata erroneamente la data del 24 giugno); figlio unico di Alessandro Sinigaglia, nato a Padova, e Vittoria Bassani, nata a Ferrara.
La madre muore quando lui ha solo nove anni, nel 1908.
Fino a vent’ anni circa, quando si allontana definitivamente da Ferrara, aveva abitato rispettivamente in via Vignatagliata 101, nel cuore del ‘ghetto ebraico’ della città Estense, ed in via Borgoleoni 110, altra area ‘entro le mura’ della città, ma questa volta al di fuori del Ghetto.
Il carteggio conservato su di lui, (foto 2, 3, 4) appartenente al fondo della questura di Ferrara1, comincia nel 1927, ben prima delle leggi razziali, attenzionato in quanto ‘socialista’, soprattutto per essere in stretto contatto con Aldo Oberdorfer, suo parente.
Aldo, originario di Trieste, era persona di chiara fama intellettuale, traduttore, professore, critico letterario e saggista, ma soprattutto strenuo oppositore del fascismo.2
Dalle fredde note di scambio tra il casellario politico del Ministero dell’Interno e le questure di Ferrara, Milano e Torino, nel periodo compreso tra il 1927 ed il 1941, anno della fine dell’ internamento nel campo di Urbisaglia, riusciamo a ricostruire le sue vicende personali e gli spostamenti, comuni in parte a quelli dello zio Aldo Oberdorfer.
In una nota del Ministero dell’ Interno del 19 aprile 1927, si legge che: ”Il sopradescritto Sinigaglia Renzo, già impiegato presso l’ E.N.I.T3 ed ora residente a Genova ed occupato presso la società di Navigazione Generale Italiana, risulta in ottimi rapporti col noto socialista Prof. Oberdorfer Aldo”, e si chiedevano informazioni alla Prefettura di Torino, “per conoscere se e quale attività politica il Sinigaglia abbia esercitato in passato”.
Il questore Chiaravalloti di Torino rispondeva che “il Sinigaglia non consta sia stato occupato presso l’ E.N.I.T. di questa Città. Non figura inscritto alla locale anagrafe e non ha precedenti in atti”.

Foto 2) Frontespizio del fascicolo personale di Renzo Sinigaglia, conservato presso A.S.Fe, archivio storico di Ferrara, questura, categoria A8 ebrei, busta 6, fascicolo 144

Quindi, se probabilmente Renzo a Torino non c’è mai stato, appare certo che avesse risieduto a Genova antecedentemente il 1930, occupato presso la società di Navigazione Generale Italiana, impiegato insieme allo zio capo dell’ Ufficio pubblicità, prima che quest’ultimo venisse licenziato per “non ben precisati motivi”, come si legge in una nota della questura di Milano del 05 ottobre1932.
A partire dal 1930 sappiamo che Renzo ed Aldo risiedono in piazza Piola 14, ed il nipote è impiegato presso lo zio in qualità di segretario, con ufficio nello stesso stabile.
Il 10 agosto 1932, agli effetti della revisione del casellario sovversivi, il Questore di Ferrara A. Andreani (anche se sono ormai anni che Renzo non risiede più nella città estense), chiede informazioni a quella di Milano, in particolare: “sulla condotta, specie politica,(…) le complete generalità, connotati, mestiere, colore politico (…) sarei inoltre grato, conoscere se, tenuto conto della buona condotta serbata, sia il caso o meno di radiarlo dal novero dei sovversivi”.
Il Questore di Milano Bruno, prese le debite notizie da qualche ben informato, rispondeva prontamente che “dalla voce pubblica non viene indicato come elemento pericoloso per l’ ordine nazionale”, unendo una fotografia recente di Renzo Sinigaglia. Abbiamo così abbiamo modo di conoscere il suo aspetto di giovane trentenne elegante, con giacca, camicia bianca e farfallino, e l’aria imbronciata.
Gli scambi tra le questure delle due città proseguono regolarmente, ma tutte le volte si concludono con esito negativo, senza prove di ravvedimento, ed alla data del 30 dicembre 1937 risultava essere ancora schedato come sovversivo e vigilato.
Il 5 settembre 1938 vengono promulgate le leggi razziali, e già a partire dal mese di novembre il questore di Milano interpella la questura di Ferrara allo scopo di sapere se egli “come appare dal suo cognome e da quello della madre, (…) sia di razza ebraica”, la risposta non si fa attendere che pochi giorni, ed è affermativa: è di ‘razza ebraica’.
Il primo settembre in Europa scoppia la II guerra mondiale, il mondo è ormai sull’ orlo dell’ abisso, la posizione dell’ Italia si fa sempre più marcatamente antisemita; gli accertamenti nei suoi confronti proseguono. Nell’ oggetto della nuova nota della questura di Milano datata 24 settembre 1939 Renzo non viene più definito semplicemente socialista, ma “repubblicano di razza ebraica”. Anche questa volta non viene radiato da “novero dei sovversivi”.

Foto 3) Renzo Sinigaglia, estratto anagrafico, A.S.Fe, archivio storico di Ferrara, questura, categoria A8 ebrei, busta 6, fascicolo 144

Le leggi razziali non tardano a produrre i loro effetti nefasti, nel 1938 Renzo, che ha 39 anni, deve chiudere la tipografia della quale è proprietario, e lasciare l’ abitazione di piazza Piola 14; lo zio Aldo Oberdorfer, 53 anni, viene allontanato dall’ insegnamento presso l’Istituto Regio Ferdinando Galiani di Chieti, perdendo il lavoro anch’ esso. Entrambi trovano ospitalità presso l’ abitazione di Gemma Oberdorfer, sorella di quest’ ultimo, in via Goldoni 51, a Milano.
Nel febbraio 1939 viene fondato l’ E.G.E.L.I.4, Ente di gestione e liquidazione immobiliare, con l’ obiettivo di incamerare, gestire ed, eventualmente, vendere i beni immobili e le aziende sottratti agli ebrei italiani a causa delle leggi razziali. Per quanto concerne Renzo, non vi è traccia nell’ elenco dei sui beni della tipografia, probabilmente venduta all’ indomani delle leggi razziali, mentre risultano nelle sue disponibilità libretti di risparmio presso la BCI ed azioni della Società italiana per le fibre tessili artificiali e della Montecatini, il sequestro non risulta comunque mai eseguito.
Per ricostruire il biennio 1938-1939, sono particolarmente utili alcuni documenti conservati presso l’ Archivio di Stato di Milano5 ed il particolare il fascicolo impiantato su Gemma Oberdorfer, sorella maggiore di Aldo, (non risulta purtroppo conservata documentazione né su Renzo Sinigaglia, né su Aldo Oberdorfer).
Una lettera scritta da Gemma Oberdorfer, datata 10 dicembre 1938, diretta alla Regia Prefettura allo scopo di ottenere deroga all’ “art 12 del R.D.17 novembre 1937-XVII, n° 1728, provvedimenti per la difesa della razza italiana”, e potere mantenere in servizio una “domestica di razza ariana”, ci racconta di una situazione divenuta insostenibile.
Il nucleo famigliare, causa gravi motivi di salute dei suoi componenti, necessitava di aiuto domestico. Si tratta di un argomento solo a prima vista minore, apparentemente quasi irrilevante, eppure rende a tinte chiare e nette il clima di quegli anni, la privazione della libertà, del lavoro, la cancellazione della dignità personale, la decadenza economica improvvisa ed inarrestabile del nucleo famigliare che si stringe in sé.
Ripropongo i passi salienti della missiva scritta da Gemma:
La zia, Carolina Oberdorfer, che fece da madre a tutti i nipoti, ha 88 anni, tuttora limpida di mente, è estremamente debole e bisognosa di cure e vigilanza(…)
La sorella maggiore, Cesira Oberdorfer, di 68 anni e mezzo, ha intelligenza ancora vivissima, ma una malattia di cuore piuttosto accentuata e gravi forme artritiche le tolgono ogni possibilità di lavoro.
La scrivente, Gemma Oberdorfer, di 58 anni e mezzo, conserva ancora discrete capacità di lavoro, ma è soggetta a sofferenze periodiche che la costringono a letto (…).
Ora si uniscono alla famiglia anche il fratello, di oltre 53 anni e il suo figliuolo adottivo (così viene definito Renzo Sinigaglia), (…)
La scrivente spera di poter sbrigare con le sole sue forze gran parte dei lavori domestici, ma (…) ha la certezza di non porsi dedicare alla vecchia zia e alla sorella, le quali purtroppo richiedono (…) assistenza continua. (…)
Per queste ragioni, la sottoscritta chiede (…) le sia concesso di trattenere in servizio l’attuale domestica che la famiglia portò seco quando si trasferì da Trieste a Milano e che è particolarmente devota e necessaria alla signora più anziana

Foto 6) Scheda individuale, Archivio Storico Urbisaglia


Gemma, in un estremo tentativo di perorare la propria causa, conclude precisando che: “si permette di ricordare d’ essere stata iscritta finora al fascio femminile di Trieste e Milano (Tessera n° 568859)
La questura rigetta l’ istanza, il 13 gennaio 1939. La donna non si arrende ed il 7 luglio 1939 ripresenta la domanda, questa volta allegando un certificato redatto dal medico di famiglia Carlo Ofenheimer Accerboni, e l’ istanza viene finalmente accolta il 23 luglio, esprimendo “parere favorevole all’ accoglimento della nuova istanza, (…) limitatamente ad una sola domestica”
Renzo risulta essere allora impiegato presso la ditta Linotipia Canta in via Goldoni 5, a due passi da casa.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra. A partire da questa data vengono compilate le liste degli ‘Ebrei sgraditi’ da sottomettere a regime di internamento, in una specie di esperimento di confino di massa: a pagare in prima persona sono coloro che, oltre ad essere di religione ebraica, hanno anche la schedatura di sovversivi; socialisti, comunisti, repubblicani, etc.. e Renzo Sinigaglia è sicuramente tra questi.
L’11 giugno viene arrestato Aldo Oberdorfer e viene deportato nel campo di concentramento di Lanciano; la data dell’ arresto di Renzo è incognita, sappiamo comunque che il 31 luglio giungeva nel campo di internamento di Urbisaglia, proveniente da Milano. Il giorno stesso il commissario di P.S. del campo scrive contemporaneamente alle questure di Ferrara e Milano, allo scopo di conoscere “le condizioni economiche e se ritenuto in grado di mantenersi a proprie spese in questo campo di Concentramento
”.
Rispenderà la R. Questura di Milano: “Il Sinigaglia era linotipista e viveva col ricavato del suo lavoro, quindi (non) è in grado di mantenersi a sue spese in codesto campo di concentramento”, la parola non è aggiunto a mano. (Foto 5) Nel fascicolo personale impiantato nel campo di Urbisaglia risulta infatti non abbiente, e gli verrà corrisposta la diaria di 6,50 lire giornaliere. (Foto 6-7-8)
La documentazione inerente la permanenza presso il campo di Urbisaglia è scarsa, sappiamo per certo che Renzo una volta giunto qui ritrovò i suoi amici di infanzia e gioventù ferraresi, e con essi formò un nucleo solidale: Renzo Bonfiglioli, Ivo Minerbi, Renato Melli, Giacomo Trevi, Nino Contini, Renato Hirsch, Carlo Hanau con i due figli Primo Ugo e Secondo Lino, i quali tutti, in tempi diversi, transitarono nel campo6 .
Il provvedimento di internamento viene revocato il 9 agosto 1941.Il 14 settembre muore lo zio Aldo Oberdorfer, dopo una lunga malattia.
L’ ultimo documento reperibile, in ordine cronologico risale al 17 giugno 1942, ed è una nota della Regia prefettura di Milano, in essa erroneamente viene riportato che il provvedimento di revoca all’ internamento risaliva al gennaio 1942 (Foto 9): Renzo Sinigaglia in tale data risiedeva a Milano, in Corso Concordia 4, e nulla è cambiato, in quanto continuava ad essere ‘vigilato’, nonostante mantenesse “regolare condotta politica (…) però non ha fornito sino ad ora sicura prova di ravvedimento, per cui codesto ufficio non ritiene, almeno per ora, proporlo per la radiazione dal novero dei sovversivi. Viene vigilato”
Il fascicolo sul sovversivo socialista repubblicano ebreo Renzo Sinigaglia si chiude qui.

Note

  1. A.S.Fe, Archivio Storico di Ferrara, “Questura, categoria A8 ebrei, busta 6, fascicolo 144”
  2. Aldo Oberdorfer nacque il 21 novembre 1885 a Trieste. Divenne insegnante, traduttore, critico letterario e saggista. Nel 1913 pubblicò un saggio su Michelangelo Buonarroti, nel 1923 la biografia Vita di Beethoven (Ed. G. Morreale), nel 1928 il libro Leonardo da Vinci (Ed. Paravia), nel 1933 Riccardo Wagner (Ed. Mondadori), nel 1935 un libro su Luigi II di Baviera. Tradusse opere di Hölderlin, Kleist e Nietzsche. Fu professore presso l’Istituto Regio Ferdinando Galiani di Chieti, attività che fu costretto a lasciare dopo le leggi razziali del 1938. Fu arrestato a Milano l’11 giugno 1940 e venne deportato nel campo di concentramento di Lanciano, gravemente malato gli fu revocato l’ internamento, tornò a Milano dove morì il 14 settembre 1941.Nel 1938 furono in servizio nell’Istituto Regio Ferdinando Galiani di Chieti tre docenti ebrei che, con la promulgazione delle leggi razziali, furono allontanati dall’insegnamento. Essi erano Alfredo Schumann, Giulia Volterra e Aldo Oberdorfer. A quest’ultimo è dedicata la pietra d’inciampo, posta davanti all’ingresso della scuola, in occasione delle giornate organizzate per il 150° dell’ITCG Galiani il 12 gennaio 2016, dall’artista tedesco Gunter Demning, ideatore nel 1995 del progetto Stolpersteine (Pietre d’inciampo).
  3. Ente Nazionale Italiano per il Turismo, fondato nel 1919
  4. L’EGELI, acronimo di Ente di gestione e liquidazione immobiliare, nasce nel febbraio 1939 con il compito di incamerare, gestire ed, eventualmente, vendere i beni immobili e le aziende sottratti agli ebrei italiani a causa delle leggi razziali. A presiederlo viene nominato prima Demetrio Asinari di Bernezzo, poi, dopo la sua morte nel luglio 1939, Cesare Giovara, entrambi anche presidenti dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino. L’ente stabilisce a Roma la propria sede e stipula convenzioni con gli istituti di credito fondiario, come proprio tramite sul territorio, dando loro la gestione e la vendita degli immobili espropriati. In Lombardia questo compito viene svolto dal Credito fondiario della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde che costituisce un ufficio denominato Gestione espropri e poi Gestione aziendale EGELI.
    Con la nascita della Repubblica Sociale Italiana, l’EGELI segue al nord le altre autorità fasciste e viene trasferito a San Pellegrino Terme: il senatore Pietro Lissia, nominato presidente, non entra mai in carica, mentre la direzione è affidata al commissario Leopoldo Pazzagli.
    L’EGELI viene sciolto nel 1957 ma la liquidazione, affidata al Ministero del Tesoro, si protrae fino al 1997.
  5. A.S.Mi Archivio di Stato di Milano, “Prefettura di Milano – Documentazione relativa ai cittadini di origine ebraica (b. 34, f. 3927, cc. 14)”
  6. Bruno Pincherle, Testimonianze su Renzo Bonfiglioli: Palazzo Paradiso 23 febbraio 1964. Ferrara, Tipografia Sociale, 1964. Per approfondimenti si veda, sul sito, nella sezione Internati, la voce dedicata a Renzo Bonfiglioli