La scorsa estate abbiamo ricevuto da Elio e Dario Cabib, figli di Renzo Cabib (1915-2004), internato a Urbisaglia dal 05.07.1940 al 16.06.1942, la fotografia di un manoscritto conservato fra i ricordi del padre.
Si tratta dello spartito di una canzone dal titolo Komm mein Schatz auf den Bocceplatz, composta nel campo di Urbisaglia il 17 luglio 1941 da due internati: Paul Schwenk, violoncellista, che compose la musica, e Egon Mosbach, poeta, che compose le parole.
La canzone, scritta in forma di marcia (Marschlied), racconta della felicità degli internati nel ricevere la visita delle proprie compagne alle quali, ironicamente, non vedono l’ora di mostrare il campo da bocce.
Della canzone rimangono due strofe e il ritornello. Purtroppo risulta incompleta la terza strofa, in cui si parla del momento in cui si può finalmente rimanere soli con la propria compagna.
Paul Schwenk e Egon Mosbach entrarono entrambi nel campo di Urbisaglia il 25 luglio 1940.
Schwenk riuscì a scappare dopo l’8 settembre 1943 e in seguito lavorò nella ditta di Emilio Winter insieme a Ernst Roedner, entrambi suoi compagni di internamento a Urbisaglia. Schwenk morì alla fine degli anni ‘70.
Egon Mosbach venne trasferito a Grosseto nel gennaio 1943. Detenuto nel campo di Roccatederighi (GR), venne deportato a Auschwitz. Non sopravvisse alla Shoah.
Riportiamo qui sotto una lettera scritta dall’internato Rudolf Bratuz, in occasione della partenza di Mosbach dal campo di Urbisaglia. La lettera ci è pervenuta grazie alla figlia Damjana Bratuz, cittadina onoraria di Urbisaglia.
Caro Mosbach!
E’ l’inverno. Una delle quattro stagioni, però poco desiderata e poco piacevole. Fa freddo e nevica. Non si ode il canto degli uccellini; il sole non riscalda e mancano i fiori. Un silenzio strano regna in questo parco, deserto, dove pochi mesi fa era pieno di vita e di consolazione. Cantavano gli uccellini e gli internati… passeggiavano conversando, leggendo e fischiettando. Arrotolavano le bocce e la voce dei giocatori rimbombava dalla parte opposta del parco. Ora tutto tace, la fisarmonica, il violino e il canto; non si danno concerti. Fuggì l’autunno e fuggì l’allegria ed ora fuggono da questo campo solitario gli amici, abbandonandoci ed allontanandosi altrove. In tutte le parti fu spedita l’S.O.S.: si cercano amici per sostituire i mancanti. Ne verranno di uguali? Come i Pincherle e tanti altri e come il partente di oggi, il nostro poeta Sig. Mosbach? Piccolo di statura, direi quasi piccolissimo come il suo portafoglio, però di un cuore grande e cosciente era questo nostro Mosbach. La sua comprensione profonda per i suoi amici dei quali capì bene i dolori e le sofferenze dei suoi connazionali ed ha trovato il modo di divertirli e di distrarli. Cantò con la sua voce debole che però penetrava nei cuori dei presenti che lo ascoltavano e applaudivano. Erano le sue canzoni, le belle poesie del Campo, della boccia, degli amori piccini e grandi, di tutti noi, dei nostri bimbi e delle nostre mogli. Ci pareva di udire il piccolo Caruso e il neonato Gigli. Accompagnato dal violino zigano, dalla fisarmonica paesana e dal canto Divino degli uccellini, rappresentava un concertone di primo ordine con il mormorio dei suoi ascoltatori. Ognuno di noi dimenticò di essere internato ed infelice. Pur con tutta la sorveglianza i nostri cuori si distaccavano e fuggivano con tutta velocità verso le nostre case, i nostri cari, abbracciando i figlioli, le care mogli ed i fedeli conoscenti. Per queste ore di svago, di delizia e di piacere famigliare che in questo Campo godevamo, dobbiamo essere grati a questo piccolo uomo, di grande intelligenza e capacità, di insuperabile bontà di cuore. Io personalmente gli auguro buon viaggio ed una migliore fortuna. Come per me, desidero anche a lui di incontrarsi al più presto con la sua adorata mogliettina Maria e con il piccolo tesoro, sua perla, Lily. Mosbach, sii felice dove il destino ti condurrà; – ohrani nas v spomìnu, kot bodemo Tebe mi v nasih srcih (ricordati di noi come i nostri cuori si ricorderanno di te)
tuo Rudi
In occasione del Giorno della Memoria 2024 la canzone Komm mein Schatz auf den Bocceplatz verrà eseguita al teatro Comunale di Urbisaglia alle ore 17 dalla sezione maschile del Coro Equi-Voci di Urbisaglia, diretto dal M° Cristina Picozzi.
Per la trascrizione della musica e delle parole si ringraziano Paola Chinellato e Cristina Picozzi, socie dell’Associazione Casa della Memoria di Urbisaglia, e il prof. Mauro Navarri.
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