Hanau Carlo, Primo Ugo e Secondo Lino
di Sara Baretta
Il 10 giugno del 1940 gli italiani, forse senza troppo stupore, avevano saputo di essere entrati in guerra contro Francia e Gran Bretagna. Dallo storico balcone, radiotrasmesso in tutta Italia, Mussolini aveva suscitato l’entusiasmo di una folla di romani convocati a Piazza Venezia per una imprevista vacanza di un giorno lavorativo, trasmettendo la parola d’ordine “vincere”.
Qualche tempo prima, nell’assoluto riserbo, aveva avuto inizio l’allestimento del campo di internamento di Urbisaglia, nello storico edificio di Villa Giustiniani Bandini, bella e grande villa con parco, che aveva certo vissuto tempi migliori.
Più lontano, in ogni città d’ Italia, si preparavano le ‘liste’ delle persone sgradite al fascismo da sottoporre a regime di costrizione, principalmente di origine ebraica, ma non solo: vi erano oppositori politici ‘sovversivi’, stranieri residenti in Italia allo scoppio della guerra ed apolidi.
A Ferrara il solerte prefetto Pallici Di Suni aveva compilato la sua lista, che comprendeva anche tre membri della famiglia Hanau, classificati ’ebrei puri’ perché la famiglia Hanau era tutta ebrea, anche se non praticante, residente da secoli nella città Estense: l’anziano socialista Carlo, detto ‘Carlon’, per via della sua alta statura (classe 1871) possidente e professore di stenografia, ed i di lui figli gemelli identici Primo Ugo e Secondo Lino, (classe 1908), agenti di commercio.
La famiglia Hanau era ben nota alla questura ferrarese per motivi politici, già da parecchio tempo; in particolare il padre Carlo era un controllato speciale fino dal lontano 1898, in quanto ‘socialista convinto fa attiva e costante propaganda delle idee sovvertitrici dell’ attuale ordine di cose’; 1. Sempre dagli stessi rapporti sappiamo che quello stesso anno era passato dalle file socialiste alle file repubblicane, per venire quindi espulso dal partito nel 1915 perché contrario alla guerra. Il di lui figlio Gino Hanau, morto nel 1929, era stato brutalmente percosso dai fascisti nei primi tormentati anni del regime. I rapporti della questura si intensificano sul finire degli anni trenta, coinvolgendo anche Primo Ugo e Secondo Lino accusati di avere istituito un fondo per la raccolta di denaro da devolvere alla lotta antifranchista in Spagna; la loro sorte era quindi segnata più per motivi politici che di ‘razza’. Il fratello Max e la moglie Giovanna Saralvo, che mai si erano occupati di politica, verranno invece internati nel campo di concentramento di Fossoli e da qui inviati, il 5 aprile 1944, nel campo di concentramento di Auschwitz, dal quale non faranno ritorno.
Il 4 giugno del 1940 2 si erano decise le sorti di Primo Ugo, ed il suo prossimo internamento ad Urbisaglia, con la motivazione che egli ‘figlio di un vecchio sovversivo (…) condivide pienamente le teorie paterne. Essendo di carattere loquace ed impulsivo, appena furono prese le note leggi razziali, in diverse occasioni egli manifestò il suo odio verso il governo nazionale’; stesse motivazione per Secondo Lino, la cui presenza a Ferrara, a causa della sua ‘sorda propaganda disfattista (…) egli potrebbe (..) destare allarme, deprimere lo spirito pubblico e compromettere la resistenza della nazione al nemico’. Dopo una breve detenzione nelle carceri di Ferrara, il 16 di giugno venivano inviati ad Urbisaglia, a guerra già cominciata.
Il 14 giugno le prescrizioni per il campo di concentramento erano pronte: gli internati non potevano allontanarsi dal muro di cinta della villa, salvo che per giustificati motivi dovessero recarsi a Urbisaglia, non potevano uscire prima dell’alba e dovevano rientrare prima dell’Ave Maria, in caso di contegno indisciplinato sarebbero stati confinati in colonie insulari; alla sicurezza erano addetti due agenti di p.s. interni alla villa, mentre la sorveglianza esterna era garantita dai regi carabinieri. Incredibilmente, nel tempo in cui esisterà il campo di Urbisaglia, nessuno tenterà mai la fuga.
Il 24 di luglio 1940, proveniente da Campagna (Salerno) dove era stato in un primo tempo internato, sarà l’anziano padre Carlo a varcare il cancello del campo di Urbisaglia. La sua permanenza sarà breve, in riguardo alla sua anzianità; verrà prima trasferito in località esterna, a San Ginesio, in qualità di internato ‘libero’, (anche se le due parole accostate sono un controsenso) fino al 26 giugno 1941. Il 10 luglio ripartiva per Ferrara munito di foglio di via, di nuovo uomo semilibero, in quanto già sottoposto a diffida nella città natia, rimanendo quindi un controllato speciale.
La vita dei due fratelli gemelli, talmente identici che pochi erano in grado di riconoscerli, diviene da questo momento un lungo elenco di aridi dati relativi a trasferimenti, note disciplinari, mandati di cattura, che pure parlano ampiamente di vite rese difficili da tempi difficili, riuscendo in parte a cancellare il silenzio della storia, anche a distanza di così tanti anni.
Nel maggio del ’41 Primo Ugo viene ricoverato in sanatorio a Prasomaso (Sondrio) per problemi polmonari; il 26 maggio il provvedimento di internamento è revocato e può tornare a Bologna, (ma non a Ferrara, in quanto diffidato) da uomo sostanzialmente libero.
Diversa e più travagliata sarà la storia di Secondo Lino, il quale, seppure identico nell’aspetto al fratello, aveva carattere più ribelle; e fin dal suo arrivo al campo aveva ‘assunto un aperto atteggiamento di ribellione rifiutando di alzarsi dal letto per rispondere all’appello del mattino simulando inesistenti indisposizioni incoraggiando così un altro gruppetto di internati a provocare incidenti che incidono nel buon andamento del campo’; 3 questo gli era costato un primo trasferimento, il 23 marzo 1941 nel campo di internamento di Isola del Gran Sasso.
Non sappiamo i motivi degli ulteriori trasferimenti di Secondo Lino, anche se li possiamo supporre; nel novembre del 1941 è di nuovo presente ad Urbisaglia; il primo dicembre 1941 viene deportato alle Tremiti, il 23 marzo 1942 viene trasferito ad Isola del Gran Sasso, nel giugno del 1942 è internato ad Alberobello; infine nel settembre 1942 a Monghidoro.
Nel frattempo Primo Ugo a Bologna aveva avviato la ditta ‘Prodotti Gemello’ che realizzava preparati chimici. Era il 1941, l’anno del gelido inverno dell’assedio di Stalingrado, l’anno in cui tutte le piante cittadine erano state abbattute per farne legna da ardere.
Primo Ugo aveva chiesto atto di clemenza per Secondo Lino, in maniera che lo potesse aiutare nella conduzione dell’attività, provvedimento puntualmente respinto il 16 ottobre 1941.
I due fratelli infine tornano uomini liberi con atto di clemenza del Duce il 2 gennaio 1943, ma ancora per poco; l’otto settembre è ormai alle porte, il peggio deve ancora arrivare, tutti coloro che avevano sangue ebraico fino alla seconda generazione, indistintamente, saranno destinati alla morte, e la guerra diverrà presente in ogni luogo, sconvolgendo la vita di tutti.
Paradossalmente sarà proprio alla cittadina di Urbisaglia che gli Hanau, padre e figli, faranno ritorno subito dopo l’ armistizio, ironia della sorte, trovando rifugio nel luogo della loro prima detenzione. Ugo Primo non è solo, però, con lui c’ è anche Armanda Spadini, una ragazza cattolica di 22 anni conosciuta a Bologna, sua futura moglie nel tempo di pace che verrà. Anche lei si unisce ai partigiani, impegnata per tutto il tempo della durata della guerra come staffetta per portare in bicicletta i viveri in montagna dove erano nascosti i partigiani.
Tra Marche e Abruzzo i piccoli paesi sul cucuzzolo delle colline nascondevano oppositori del regime, ebrei e persino i soldati nemici/alleati, come un aviatore afroamericano caduto con il suo aereo, la cui pelle nera non poteva certamente passare inosservata. L’ intera popolazione dei paesi doveva essere tutta concorde ed attenta, per evitare le gravi pene che sarebbero state inflitte se i clandestini fossero stati scoperti dalla squadre fasciste e naziste che venivano a fare ispezioni. La continua vigilanza dall’alto facilitava la precocità dell’allarme quando le colonne di armati iniziavano la salita verso i paesi. Si deve dare atto della compattezza antifascista degli abitanti, nessuno dei quali si lasciava tentare dalle laute ricompense che il regime di Salò attribuiva ai delatori.
Il campo di Urbisaglia nel frattempo si svuota, in seguito agli avvenimenti dell’otto settembre; gli internati si disperdono, purtroppo molti erano stranieri e non conoscevano la lingua, altri semplicemente non sapevano dove andare e probabilmente nessuno poteva immaginare l’ inimmaginabile; per cui, quando il 27 ottobre 1943 il questore di Macerata aveva ingiunto il rientro nel campo, nel frattempo passato sotto controllo tedesco, coloro che si erano presentati erano stati tutti trasferiti nel campo di internamento di Sforzacosta, e da lì nel campo di transito di Fossoli, destinazione Auschwitz. Fu il viaggio senza ritorno, la fine, per molti.
Ora non c’era più scampo per nessuno; Il 29 dicembre 1943 veniva emesso un mandato di cattura anche nei confronti della sorella minore Clara Edera Hanau, allora ventiseienne, convertita al cristianesimo in quanto sposata ad un Italiano cattolico.
Si salverà, facendo perdere le proprie tracce, probabilmente a quella data era già contumace, anche lei riparata insieme ai fratelli ed al padre, in qualche luogo tra Fermo e Porto San Giorgio, ospitata ed aiutata da persone che la avevano protetta.
Dall’8 settembre 1943 fino al 13 giugno 1944 Secondo Lino e Primo Ugo risultano attivi nella formazione partigiana della banda Popoli, in Popoli, con ruoli di comando e di servizio, fin quando è passato il fronte.
Da un dattiloscritto attribuibile allo stesso Secondo Lino 4 possiamo ricostruire per sommi capi la sintesi della storia comune dei due fratelli, uniti come sempre.
Nei ringraziamenti che vengono fatti a tutti coloro che li hanno aiutati vengono citati: Maria Contigiani di Urbisaglia, che li avvisò per tempo prima che fossero accerchiati dalle forze nazi-fasciste, e poterono mettersi così in salvo saltando la finestra e dandosi alla macchia; Don Nicola Rilli, singolare figura di prete partigiano molto attivo vicino a Serrapetrona che li aiutò dando loro informazioni; il Dott. Simoncelli farmacista di Macerata, il pittore Monachesi con la moglie.
Alla data del 26 novembre 1944, Carlo, Primo e Secondo risultano risiedere in via Bergamasca 19, a Fermo; ospiti della famiglia Volpetti; la guerra nel centro Italia è quasi finita, ma non così nel nord. Per quanto si abbiano notizie certe della presenza della famiglia Hanau nei luoghi d’ origine, a Ferrara e Bologna, a guerra finita, una richiesta di facilitazioni risalente al 19 dicembre 1944 da parte della direzione centrale del movimento partigiano nella persona di Alfredo Paccara e diretta all’attenzione delle autorità di Ferrara, Ravenna e Forlì, fa pensare che il viaggio dei due fratelli verso il nord possa essere cominciato in tale data, a guerra ancora in corso; tuttavia non vi è nessun ulteriore riscontro.
Il 19 maggio 1945 Carlo Hanau, da poco rientrato a Ferrara, muore. Ebreo, ateo, socialista e repubblicano, non vedrà mai l’ avvento della Repubblica.
A giugno 1945 i fratelli Hanau sono presenti a Bologna, impegnati nel tentativo di ricomporre la propria vita civile, gli ultimi documenti reperibili negli archivi consultati 5 ci raccontano di una richiesta di risarcimento dei danni riportati alla ditta ‘Prodotti Gemello’, spogliata dei materiali dai nazifascisti; Ugo Primo ed Armanda aspettano un figlio, che nascerà a breve; la vita ricomincia, lentamente.
Vedi Articolo “8 settembre 1943”, in ricordo di Primo Ugo Hanau, dedicatogli dal figlio Carlo Hanau.